Lavorare con la voce: risonanza di

testa e di petto

 

La risonanza è un fattore che determina l’unicità della vostra voce

 

 

La tecnica della risonanza del canto è ciò che conferisce alla voce una qualità sonora particolare, indipendentemente dal tipo di voce e dalla sua forza. E’ ciò che attrae l’attenzione, spinge ad ascoltare trattenendo il respiro, affascina e scuote l’ascoltatore.
E’ ciò che in misura maggiore o minore possiede un cantante discreto. Di questi ce ne sono a migliaia.
E’ ciò che di cui è privo un cattivo cantante. Così ce ne sono milioni.
Ed, infine, è ciò che alla perfezione possiede un maestro eccellente dell’arte canora. E di questi ce ne sono pochissimi.
La parola risonanza deriva dal francese resonance, risuonare, riecheggiare.

Con la parola risonatore (cassa di risonanza) in acustica si intende il volume d’aria contenuto tra pareti elastiche. Una proprietà peculiare del risonatore consiste nel fatto che esso risuona-riecheggia ad un suono di altezza determinata, che coincide con il suo proprio tono o i suoi ipertoni. Quanto più piccole sono le dimensioni della cassa di risonanza, minore volume di aria, tanto maggiore è il tono del risonatore, a cui esso echeggia. La cassa di risonanza rafforza di molte volte il suono iniziale.

Nell’insegnamento vocale si usano largamente i termini ”risonatori di testa e di petto” . Dalla percezione del suono di risonanza di testa o di petto hanno ricevuto la loro denominazione i registri della voce: di testa e di petto. La voce in caso di una buona risonanza di testa è chiara, sonora, metallica. In caso di risonanza di petto è piena, “carnosa”. In base alla loro disposizione si distinguono i risonatori superiori, cioè ciò che si trova al di sopra della laringe, ed inferiori quindi la trachea ed i grossi bronchi.

Per lo sviluppo nel risonatore del suono è necessario un vibratore che induca le prime oscillazioni. In questo caso la forza del suono del vibratore può essere anche molto piccola, praticamente impercettibile, infatti tutto il lavoro per l’amplificazione è a carico dei risonatori. In altre parole, le corde vocali del vocalista danno la prima spinta, mentre i risonatori (la cassa di risonanza)e una corretta respirazione “ben appoggiata” sostengono il suono. E quanto più è armonico il lavoro della respirazione e dei risonatori, tanto migliore è il risultato dei risonatori stessi, tanto più bella, profonda e piena la voce del cantante ed anche il suono è più prolungato.

Nell’articolo “Esprimiti col canto, esprimerai la tua anima” si è già detto che, quanto più è rigida la superficie, tanto più forte è la risonanza, e, quindi, di conseguenza il migliore risonatore è l’osso, ed anche le cartilagini e i muscoli con un buon tono. La gola, la bocca, il naso, la gabbia toracica, gli zigomi, la mascella, le cavità dei seni nasali, il cranio, le cartilagini del retrobocca e la colonna vertebrale coadiuvano la risonanza.

La loro forma e le dimensioni, la capacità di cambiare in funzione del grado di tensione nei tessuti muscolari influiscono sull’altezza del suono e sulla sua irripetibile individuale coloritura: il timbro della voce.
Imparando a utilizzare i propri risonatori vocali, il cantante libera le corde vocali da qualsiasi carico. Egli passa totalmente dalle corde all’energia dei risonatori. Proprio in questo si cela il segreto principale della longevità dei vocalisti professionali.

Il cantante che durante tutta la sua carriera mantiene costantemente la voce in “maschera”, alla fine vede che la voce invece di svilupparsi completamente, diventa gradatamente sempre più bassa. L’artista dopo una decina d’anni si convince che la voce non può più servirgli. L’entusiasmo per il risonatore di petto porta in fin dei conti all’impossibilità di cantare. Allora bisogna imparare di nuovo a cantare e cercare di sviluppare la voce, di liberare il suono per mezzo di tutto il corpo, di tutta la struttura, soprattutto mediante la gabbia toracica”.

Anche l’eccessivo ricorso alla risonanza di petto può portare al peggioramento della voce. In questo caso la voce diventa più pesante, e divengono più evidenti i passaggi di registro, che prima non si notavano; diventa più complesso il movimento della voce verso l’alto. Gradatamente la voce comincia a traballare e perdere il tono. Quindi l’abuso del suono solo di petto o di testa può portare danno alla voce.

Quindi, la tecnica del canto di risonanza è un’emissione vocale di suono con il massimo utilizzo di tutte le strutture risonanti del nostro apparato vocale, basato sulla respirazione diaframmale (per il canto). Come risultato si ottiene la massima forza, una sonorità, un volume e una levità della voce con lo sforzo minimo e la minima pressione sulle cordi vocali. Raggiungendo ad un certo punto un determinato livello di risonanza , il cantante avvia un meccanismo di autosostegno, in cui la risonanza si accolla parte del lavoro di attivazione degli altri risonatori.

Fattori negativi del loro influsso sul sistema di risonanza:
1) La tensione nella laringe blocca il legame tra il risonatore superiore ed inferiore, rendendo difficile il suono nel risonatore di petto.
2) La tensione della radice della lingua, del velo palatino, del volto e del collo ostacola un uso sciolto del risonatore di testa, intralciando il suono nei registri superiore ed inferiore.

L’aspirazione alla perfezione non ha limiti. E’ un lavoro enorme e meticoloso. Nell’arte del canto, come in qualsiasi altra arte, il cui scopo è agire sul sentimento umano o donare un senso di piacere per la bellezza, è un lavoro ancora più meticoloso.

Chiunque può raggiungere le massime altezze nell’arte canora, l’importante è scegliere la strada giusta. Di generazione in generazione si è tramandata la conoscenza delle proprietà miracolose della viva ”eco vocale”, che aiutava il cantante ad esprimere le più tenui oscillazioni della propria anima e a trovare la via per l’anima dello spettatore, eccitando in lui un’immediata sensazione di euforia e rapimento. Bisogna solo cogliere questa sensazione e lavorare.

  

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